- pietro possenti
๐๐ ๐ ๐จ๐ก๐ ๐ฆ๐๐ก๐ญ๐ ๐๐ก๐ง๐๐๐ข๐ฅ๐ฃ๐?

๐๐จ๐จ๐ช ๐ถ๐ฏ๐ข ๐ฃ๐ฆ๐ญ๐ญ๐ข ๐ฏ๐ฐ๐ต๐ช๐ป๐ช๐ข ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ท๐ช๐ฆ๐ฏ๐ฆ ๐ฅ๐ข๐ช ๐ค๐ฐ๐ญ๐ญ๐ฆ๐จ๐ฉ๐ช ๐ช๐ฎ๐ฎ๐ถ๐ฏ๐ฐ๐ญ๐ฐ๐จ๐ช ๐ด๐ท๐ฆ๐ฅ๐ฆ๐ด๐ช. ๐๐ฏ๐ฐ ๐ด๐ต๐ถ๐ฅ๐ช๐ฐ ๐ค๐ฐ๐ฏ๐ฅ๐ฐ๐ต๐ต๐ฐ ๐ด๐ถ ๐ด๐ฐ๐จ๐จ๐ฆ๐ต๐ต๐ช ๐ค๐ฐ๐ฏ๐ท๐ข๐ญ๐ฆ๐ด๐ค๐ฆ๐ฏ๐ต๐ช ๐ฆ ๐ด๐ถ ๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ด๐ฐ๐ฏ๐ฆ ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ฆ๐ณ๐ข๐ฏ๐ฐ ๐ด๐ต๐ข๐ต๐ฆ ๐ฆ๐ด๐ฑ๐ฐ๐ด๐ต๐ฆ ๐ข๐ญ ๐ท๐ช๐ณ๐ถ๐ด ๐ด๐ฆ๐ฏ๐ป๐ข ๐ข๐ฎ๐ฎ๐ข๐ญ๐ข๐ณ๐ด๐ช ๐ฆ ๐ฏ๐ฐ๐ฏ ๐ข๐ท๐ฆ๐ท๐ข๐ฏ๐ฐ ๐ฑ๐ณ๐ฐ๐ฅ๐ฐ๐ต๐ต๐ฐ ๐ข๐ฏ๐ต๐ช๐ค๐ฐ๐ณ๐ฑ๐ช ๐ฉ๐ข ๐ณ๐ช๐ท๐ฆ๐ญ๐ข๐ต๐ฐ ๐ค๐ฉ๐ฆ, ๐ข๐ฏ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ช๐ฏ ๐ข๐ด๐ด๐ฆ๐ฏ๐ป๐ข ๐ฅ๐ช ๐ข๐ฏ๐ต๐ช๐ค๐ฐ๐ณ๐ฑ๐ช, ๐ช๐ญ ๐ด๐ช๐ด๐ต๐ฆ๐ฎ๐ข ๐ช๐ฎ๐ฎ๐ถ๐ฏ๐ฆ ๐ฆฬ ๐ช๐ฏ ๐จ๐ณ๐ข๐ฅ๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ฅ๐ช๐ง๐ฆ๐ฏ๐ฅ๐ฆ๐ณ๐ค๐ช ๐ฅ๐ข๐ญ ๐ท๐ช๐ณ๐ถ๐ด.
Per tutti noi, essere โimmuniโ a un virus vuole dire avere anticorpi che lo riconoscono e lo bloccano. Negli ultimi giorni abbiamo sentito notizie non molto incoraggianti sullโargomento. Pare che gli anticorpi durino pochi mesi e poi svaniscano. Eโ ancora troppo presto per tirare conclusioni perchรฉ il periodo di osservazione dallโinizio dellโepidemia รจ ancora troppo breve ma non nascondiamoci che la notizia ci ha lasciati un po' delusi.
Sappiamo perรฒ, dagli studi fatti sui pazienti convalescenti dalle due malattie precedenti causate dai cugini del SARS-CoV-2 (il virus della SARS e quello della MERS) che cโรจ un altro tipo di immunitร che dura nel tempo e che potrebbe essere piรน importante degli anticorpi. ๐๐ฎ ๐ฐ๐ต๐ถ๐ฎ๐บ๐ถ๐ฎ๐บ๐ผ ๐ถ๐บ๐บ๐๐ป๐ถ๐๐ฎฬ ๐ฐ๐ฒ๐น๐น๐๐น๐ฎ๐ฟ๐ฒ. Sono i nostri linfociti T che, quando incontrano un virus, si attivano e passano da uno stato chiamato โnaiveโ (per dare lโidea di una cellula che si fa sorprendere senza essere pronta ad entrare in azione) ad uno stato di linfocita โmemoriaโ che si ricorda di avere giร visto il virus ed รจ pronta a eliminarlo appena entra nel nostro organismo. In altre parole, un linfocita che non si fa prendere in contropiede. La figura che trovate in fondo al post illustra un linfocita T memoria che attacca una cellula infetta e la elimina.
๐ ๐๐ฒ๐ป๐ถ๐ฎ๐บ๐ผ ๐ฎ๐น๐น๐ฎ ๐ฟ๐ถ๐ฐ๐ฒ๐ฟ๐ฐ๐ฎ ๐๐๐ฒ๐ฑ๐ฒ๐๐ฒ. I colleghi hanno misurato la presenza in quattro gruppi diversi di soggetti degli anticorpi che bloccano il virus e dei linfociti T che eliminano le cellule infette dal virus.
Il primo gruppo era costituito da pazienti con forme di malattia moderate o severe seguiti durante la malattia e durante la convalescenza. Il secondo gruppo, pazienti che si erano infettati ma che avevano avuto pochi sintomi se non addirittura erano rimasti asintomatici (aggiungo una curiositร : tutti provenienti dal nord Italia). Il terzo gruppo: soggetti che erano stati in stretto contatto con i pazienti ma non si erano infettati (negativi al tampone). Quarto e ultimo gruppo: soggetti sani che erano stati prelevati prima dellโinizio dellโepidemia. Un totale di 203 soggetti studiati.
La tecnica utilizzata nello studio รจ molto simile a quella utilizzata dal gruppo di Andrea Cossarizza nel suo importantissimo lavoro che ho descritto nel post precedente. Consiste nel fare passare le cellule del sistema immunitario, una per una, attraverso una specie di metal-detector che, con lโaiuto di sonde particolari, permette di dare ad ogni cellula un nome e una carta di identitร . Processo complicatissimo che funziona solo grazie allโaiuto di complessi algoritmi di analisi dei dati e che permette di capire come i vari tipi di cellule si organizzano per ottimizzare il sistema di difesa.
I risultati ottenuti nei pazienti con forme di media e grave entitร della malattia hanno sostanzialmente confermato quanto scoperto dal gruppo di Cossarizza. Durante la malattia i vari gruppi di linfociti partono tutti in guerra contemporaneamente contro il virus e finiscono per farsi la guerra fra di loro. Una guerra che danneggia il polmone e tanti altri tessuti del corpo, con una reazione infiammatoria esagerata. Quando perรฒ passa la tempesta, durante la convalescenza, i linfociti rimangono in circolo e si trasformano in cellule โmemoriaโ capaci di entrare subito in azione ad un successivo incontro con il virus nel corso del quale saranno avvantaggiati dalla loro nuova capacitร di ricordarselo e eviteranno di fare gli errori fatti al primo incontro. Eโ ancora troppo presto per dire quanto tempo rimarranno, ma le analogie con SARS e MERS sono incoraggianti.
E veniamo al secondo gruppo di pazienti: quelli che avevano avuto una forma molto leggera di malattia. Anche loro sviluppano i linfociti T memoria, ma non tutti hanno gli anticorpi. La differenza fra le due risposte, gli anticorpi da una parte e i linfociti T dallโaltra diventa ancora piรน evidente quando si analizzano i dati del terzo gruppo: i soggetti che erano stati in contatto con i pazienti ma non si erano infettati. Di loro solo il 60% hanno fatto gli anticorpi ma tutti hanno sviluppato i linfociti memoria. In altre parole, delle due risposte, quella dei linfociti T รจ molto piรน sensibile alla presenza del virus e puรฒ scatenarsi anche in presenza di piccole dosi di virus come nel caso delle persone che sono entrate in contatto con i pazienti ma non si sono contagiate.
Lโultimo gruppo, quello dei soggetti sani prelevati nel 2019 quando il virus ancora non circolava ha riservato unโaltra sorpresa: una percentuale significativa avevano linfociti T specifici per il virus, senza averlo mai incontrato. Nessuno di loro aveva gli anticorpi. Risultati simili sono stati riportati dal gruppo di Alessandro Sette (trovate un commento a questa ricerca nel mio post del 17 maggio dal titolo ๐พ๐๐๐๐ฟ-19 ๐ ๐๐ผ๐๐๐๐๐ฟ๐ฟ๐๐๐). Sono linfociti che reagiscono contro coronavirus molto simili al SARS-CoV-2, quelli che causano il comune raffreddore. In questo caso di parla di โ๐ถ๐บ๐บ๐๐ป๐ถ๐๐ฎฬ ๐ถ๐ป๐ฐ๐ฟ๐ผ๐ฐ๐ถ๐ฎ๐๐ฎโ per dire che un virus puรฒ stimolare una risposta contro un virus diverso ma simile. Sarร molto importante nei prossimi mesi capire in che misura questa immunitร incrociata contribuisce a proteggerci.
๐๐ป ๐ฐ๐ผ๐ป๐ฐ๐น๐๐๐ถ๐ผ๐ป๐ฒ: lo studio svedese ci insegna che anche in assenza di anticorpi possiamo sviluppare una forma di immunitร protettiva. Eโ una gran bella notizia. Se sospettiamo di essere stati in contatto con il virus e di averlo controllato, o se ci siamo ammalati, una eventuale negativitร ai test sierologici dopo due o tre mesi non vuole dire automaticamente che non siamo immuni. Purtroppo non abbiamo a disposizione tecniche di analisi della risposta cellulare abbastanza semplici da essere applicate su larga scala. Si possono utilizzare solo nel quadro di ricerche cliniche ma non ancora in una diagnostica di routine.
Lo studio ci fornisce anche indicazioni utili su come indirizzare la ricerca del vaccino. Non รจ un caso che gli autori dellโarticolo, nelle loro conclusioni, citano lavori su vaccini sperimentali della SARS basati sulla stimolazione dei linfociti T con risultati molto promettenti. I vaccini di cui sentite parlare oggi sono tutti focalizzati sullโinduzione di anticorpi. Uno sguardo diverso ci darร forse indicazioni utili per strade alternative. Anche perchรจ il ruolo degli anticorpi รจ ancora tutto da capire. Da un punto di vista immunologico classico parrebbe verosimile che anche bassi livelli di anticorpi, in presenza di una forte immunitร cellulare, combinati insieme garantiscano un buon livello di protezione. Ma per ora non abbiamo certezze.
๐๐ผ๐ป๐ฐ๐น๐๐ฑ๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ป ๐๐ปโ๐ถ๐ฝ๐ผ๐๐ฒ๐๐ถ. Il sistema immunitario puรฒ reagire allโincontro con il virus in due modi diversi: con una risposta esagerata e scoordinata che causa la malattia o con una risposta piรน moderata che ci protegge dalla malattia. Entrambe le risposte generano memoria immunitaria. La scommessa della ricerca sarร di capire perchรฉ in alcuni casi il sistema si iperattiva e in altri no. E come agire su questo delicato meccanismo spingendo il sistema immunitario nella direzione giusta. Sembrerร paradossale ma oggi abbiamo a disposizione farmaci molto efficaci a sopprimere la risposta immunitaria che ci aiuteranno molto nella gestione della malattia nelle sue manifestazioni piรน gravi (trovate informazioni nellโultimo mio post). Ma manchiamo completamente di farmaci che modulino il sistema immune senza iperattivarlo che ci potrebbero aiutare a non ammalarci e forse anche a non contrarre lโinfezione. Un paradosso tutto immunologico. La risposta forse la troviamo in alcune molecole di origine naturale sulle quali da tempo si รจ focalizzata lโattenzione dei ricercatori. Ne parleremo nel prossimo post.
Per chi desidera approfondire allego il link alla ricerca svedese. Preciso che il lavoro non รจ ancora stato sottoposto alla verifica abituale a cui sono sottoposte le ricerche scientifiche e che potrebbe subire delle modifiche in corso di pubblicazione:
https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.06.29.174888v1